GABRIELE ERCOLI - Italy


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Curriculum


2019) BERLINO: Galerie Lacke & Farben partecipa Collettiva con l’opera ‘’FrattoNero’’ 


2018) Partecipa alla collettiva “Art experience” organizzata dalla Galleria Wikiarte di BOLOGNA. 


2016) TRIENNALE di ROMA selezionato dalla commissione scientifica con l’opera “Apparizione” per l’esposizione del 2017 al Vittoriano. 


 2015) “L’ALBERO della LUCE” allestito a FERMO: due interventi su un luogo sacro fondante per la città, ancora in presenza di acqua, albero e altare. 


2012) MAZZETTA NERA, allestita nel mulino abbandonato di S. Benedetto di Rapagnano, lungo la provinciale Faleriense, nel mentre l’artista distribuisce agli automobilisti “banconote AAArcore serigrafate fresche di conio uscite in serie dalle pulegge rotanti dello stesso mulino”.

 

2011) 54° ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D'ARTE DELLA BIENNALE DI VENEZIA.Torino Palazzo Delle Esposizioni – Sala Nervi con l’opera ‘’FrattoNero”


 2011) “PERLASO”, una mostra di 16 opere, estesa per 80 km dai Sibillini all’Adriatico, che seguendo l’acqua del fiume riflette l’eterno. Tutte le opere sono state esposte nei luoghi dove sono nate.

 

2009) MILANO: Galleria Blancheart, allestisce “L’Albero della Luce” nell’Oratorium Passioniss in Sant’Ambrogio.

 

2008) espone all’Isola di Milano “L’indecifrabilità dell’Oracolo” 24 opere fratte nere e schegge “di guerra e di piombo”

 

2007) espone a BERGAMO “Luce nella Luce”. Collettiva Galleria Dieci.due! di MILANO, espone nel palazzo Montica di Pordenone l’opera “Caravella”: 22 cammelli in plastica stivati su una zattera trasparente per un doppio viaggio di onde e di dune e “Sottto Sopra” relativo all’Italia. Espone poi nel suo studio di via Padova, trasformato in galleria (Ghost Gallery) i nuovi lavori milanesi, sempre in M.D.F. precolorato, reperito nel cuore della Brianza.

 

2004) con la serie FrattiNeri;, espone Mesopotamia nell’ex Consorzio Agrario di Fermo semidistrutto dai crolli.

 

2003) espone a FERRARA il “Bosco degli Estensi”, una scelta poetica fortemente evocativa rapportata al luogo. Vicino, appese alle vele del Castello, le “Navi dell’Aria”. Galleria dell’Arancio di Grottammare le opere “La Grande Zolla” , “Bosco” e i “Fratti”.

 

2002) allestisce una situazione nella casa-museo Periferie; esponendo sui campi aperti di stoppie “La Dea Delle Lucciole”.

 

1999) ’’La Torre’’. Nel catalogo un’idea per Moresco rimasta nell’immaginario

 

1997) invitato dal Comitato scientifico del Centro Studi Osvaldo Licini, espone a Monte Vidon Corrado “Adriatico”,

 

1995) ‘’Spazio Zero’’ nella Chiesa degli Artisti e dei Mercanti (divenuto suo studio).

 

1994) - Galleria Philippe Daverio MILANO i cinque Testi “Haggadah”. - PREMIO INTERNAZIONALE MIART per Artisti Indipendenti.

 

1993) Palazzo dei Priori FERMO espone 123 Luoghi.

 

1991) ‘’Ercoli ’88’’ prima personale, Palazzo dei Priori FERMO.

 

1986) galleria L’idioma di Ascoli Piceno con il titolo “Rubare alla terra”. partecipazione al Concorso Internazionale della Ceramica di FAENZA

 

1984) adesione spontanea al gruppo “Il Basilisco”

Art Critic 


L'arte di Ercoli nasce dal mito e dalla poesia dei luoghi tra la magia dei sibillini e l'oltre del mare. Scopre un nuovo medium che chiama antimateria. Una fibra industriale molecolare, avversa e poetica, che tratta in superficie con gesti esclusivi (lo erano stati anche quelli con lode raggiunti a Firenze nel '68) evoca, muta oltre il sonoro. La sperimenta nella serie di “Saggi” interpretando la sua terra vissuta poeticamente col filtro delle avanguardie (opere: “Zolla di Altidona”,“Marina”, “Iride”). Poi stretto dalla post modernità, dal kitsch, dall'invasione conformista dello spettacolo paradossalmente opposte alla violenza immanente del reale, ricerca una possibilità al di fuori di esse. Si immerge in un tempo dilatato (di cui una poesia dell'inizio proiettata al futuro) ad ascoltare il silenzio magnetico dell'arte e dell'esistenza risalendo il tempo delle origini: opere significanti “Annunciazione”, dall'assorbenza luminosa del nero - “NeroLuce” (omaggio a Matisse), un riferimento a conferma dell'annuncio - “Tabernacolo e Antro”, che traslano dal metafisico al mondo e alla storia: opere “Triologia della Storia”- “Apparizione”, l'antimateria aperta e separata si rivela, l'arte appare all'artista -“Tavole dell'Arte”, principio di ogni opera. Tutte opere che rinnovano i gesti e l'uso di mezzi tecnici degli antenati. Nell'88, l'illuminazione davanti alle opere di O. Licini a Monte Vidon Corrado: anche i mattoni di fornace del paese, nella magia del tramonto apparivano d'oro (opera “Trasfigurazione”, magmatica, di chimiche antitetiche, che filtrate nel medium per cromie rifioriscono in superficie. Al passaggio dell'89 l'orrido del mondo acceca l'artista (opere “L'orizzonte di Marco”, “Rosso sette”, “FrattiNeri” e “FrattiNaturali”, poesia [nel verde selvaggio...] ). Ercoli subisce una doppia perdita: la bellezza della terra del nonno e la bellezza “greca”, della cultura contadina vissuta. Tale pensiero e tale bellezza si concentrano in modo distopico nella profondità dell'arte e nella profondità della tavola che spezza a colpi di mazza fin dentro la fibra al battere della storia: nasce un nuovo linguaggio, visionario, sustanziato di contemporaneo. Intanto i lampi di guerra continuano a bruciare l'Adriatico, lo sguardo dell'artista scendendo l'est fissa il drammatico passaggio. Dalla terra del nonno reduce alla terra di tutti stuprata. (Mesopotamia, Afghanistan, Tunisia. (vedi opera “ArgoFermo”). L'Antigesto di Ercoli si abbatte sull'opera ripetendo lo stesso gesto violento del mondo, l'antimateria oltrepassata e scossa dal retro (opera dell' inizio “Dietrosimbolo”, 1992), mentre l'agire cela il fronte, si carica di energia, la sua fibra molecolare flette, si strappa, esplode, sembra imitare l'attrito dei moti tellurici del mondo che per opposizione slittano separati dai nuclei. Un Principio Infinito. (”P&”, è anche il titolo di un disegno eseguito dall'artista negli anni '90 preludio a “Frattocosmo”). Dal nulla della tavola nuda, amorfa e compressa, ri-inizia lo scavo, un parto misterioso che porta alla luce ogni opera prima di precipitare nel suo nero “muto”. Ora, l'opera magnetica ci assorbe, vive sospesa del suo silenzio assordante generato da un antigesto che azzera il tempo, la sua bellezza di terra ci fissa d'eterno, congela nelle nere fratture e nei buchi quell'urlo ancestrale nell'attimo del suo farsi. Gabriele