CONTATTI: riccardo.battigelli@tiscali.it
La Storia della sua Arte
PARTE PRIMA
Cap. I°
RICCARDO BATTIGELLI - Pittore ‘’del silenzio della luce’’ -
Testo aggiornato della Prof.ssa B. H. Dejà de Bejis
CITAZIONI: Puglioli – de Bejis - Russo – Biondolillo – Pinto – Marasà – Conenna - Falossi – Immediato. - altri
“ Nel clima caotico dell’arte contemporanea e delle scelte del vivere
dei nostri tempi c’è anche un ritorno alla ‘’pittura dipinta’’; o per
meglio dire: ‘’a immagini percepibili che esprimono messaggi emozionali,
comprensibili, evocativi’’.
E’ un‘’ritorno’’ in ricerca della Bellezza, che ha segnato, in senso
distinguibile e valutabile, i suoi primi passi nell’ultimo decennio del
XX° secolo ma caratterizzando una parte considerevole dell’arte
contemporanea del Nuovo Millennio.
Non si tratta di intralci alle avanguardie o polemizzare sulle
‘’tendenze’’ del secondo ‘900 . E’ solo un recupero del “mestiere”, una
sorta di atto di coscienza per la tradizione della pittura: E’ il senso
culturale sentito da una consistente parte dell’umanità che prende le
distanze dalla ‘’ indifferenza e superficialità’’ di un certo pubblico.
E’ un senso responsabile di consapevolezza nei valori del Nuovo
umanesimo.
In particolare si tratta di mettere in pratica la Buona Pittura, oltre
che la Buona Scultura, la Buona Architettura e la Buona Fotografia;
cioè le arti che sono l’antitesi e la conferma della Poesia.
Infatti, l’arte non è imitazione, bensì creazione, cioè produzione di
realtà. È creatività incessante, intuizione e conoscenza del Tutto
Infinito, espressione dell’Assoluto, di un’oscura e indipendente
“potenza”, e osiamo affermare che porta il genio a produrre opere del
cui significato è solo in parte consapevole, perché sono effetto di una
produzione inconscia.
Non c’è alcun intento di polemizzare con l’arte iconica o analitica o
astratta, le quali hanno la loro ragion d’essere nei loro reciproci
scopi e settori, se vigenti in un comune rispetto.
Non è neanche da considerare che ci siano rivalità con le così dette
‘’Installazioni’’ che sono tutta un’altra cosa negli aspetti
comunicativi nel sociale. La differenza è che esse hanno altri scopi
d’immagine e non apportano nell’intimità domestica e nelle memorie della
vita famigliare i valori tradizionali della comunicabilità emozionale
dell’arte così come sono demandati a esprimerlo un quadro o una
scultura, poeticamente ed emotivamente godibili nella riservatezza e
nello spazio dimensionale della propria abitazione.
In questo scenario, che da qualche tempo non proponeva novità
allettanti, si pone ora in queste prime decadi del XXI° Secolo, al
cospetto di un pubblico e di una critica sempre più attenti, la
produzione di una Nuova Arte Figurativa, più attendibile e virtuosa,
capace, nuovamente e finalmente, di emozionare, raccontare, suscitare
memorie, documentare, emettere messaggi culturalmente percepibili; il
tutto sempre nei paradigmi dei significati di Arte e Creatività
dogmatizzati dai significati di Estetica per raggiungere la Bellezza.
Secondo Platone l’Estetica donava agli umani un senso di piacevolezza e
appagamento di tale valore da indurli a considerare la Bellezza una cosa
di grande importanza per la vita; quindi: l’Arte è Bellezza……..-
In questa ‘ Nuova Visione’ dove ora operano Artisti di grande talento,
presenti in ogni parte del mondo, eccelle anche il lavoro del Secondo
Periodo dell’arte di Riccardo Battigelli.’’
“Le vicende storiche dell’arte del XX° Secolo hanno mostrato come le
avanguardie hanno lavorato all'insegna di un'evoluzione linguistica
lineare che prendeva le proprie mosse dagli antenati nobili, ovvero le
avanguardie storiche. La crisi economica, culturale, politica e morale
degli anni settanta ha dimostrato che la storia procede per piani
imprevisti, non linearmente[1].”
“ Partendo da questo presupposto la transavanguardia, come movimento di
transizione fondato dal critico Bonito Oliva è un movimento italiano
poco riconosciuto all'estero, ma che consente un’espressione di arte
comunicativa, emozionale e comprensibile. Teorizza un ritorno alla
manualità, alla gioia e ai colori della pittura dopo alcuni anni di
dominazione dell’arte concettuale. Tende al recupero della pittura, come
più sopra dimostrato, superando il linguaggio astratto-concettuale
delle neo-avanguardie attraverso un ritorno a materiali e tecniche
pittoriche già proprie di una secolare tradizione storica. In tal modo
si identifica in una figurazione dai tratti espressionisti anche se
rivolti al passato.”
°°°°°
II°
IL PRIMO PERIODO – ’’ Nel Battigelli degli anni 1950 e ’60, esplode il
senso lirico del colore. Toni sempre equilibrati e armonici che si
abbandonano sulle sue tele con una freschezza e immediatezza
paragonabile a un atto di ritrovata serenità che alterna alle più
“castigate” esperienze del designer, dello scenografo e del costumista;
attività alle quali, in quei decenni, si è dedicato con successo.
‘’ Nella sua pittura si riscontrerà, particolarmente nelle opere fra il
’50 e il ’70, una personale funzione essenziale del colore e delle
cromie che, più di un’espressione lirica, diventano un elemento
costruttivo dell’immagine; uno strumento che determina la scansione
delle forme, il senso architettonico degli elementi cromatici, la
significazione del reale e la profondità dei piani, inserendosi nella
contemporaneità con una sua personale tipicità. Racconta una realtà
visibile della sua interiorità spirituale che poi fortemente si
presenterà nelle sue ultime opere prodotte nei primi decenni del XXI
Secolo.
‘’ La liricità dei maestri impressionisti è riesaminata da Battigelli
con un rigore concreto, spesso ridotto a quell’essenziale dedotto dalla
pennellata ‘’piatta’’ ma sufficiente all’identità emotiva e figurativa
del contenuto. Allo stesso modo, la spiritualità dei paesaggi e della
pittura morandiana e i contenuti filosofici a lui trasmessi da Giorgio
Morandi nel periodo della sua formazione artistica all’Accademia
bolognese, non si risolvono nell’arte di Battigelli in una continuità
manieristica ma si evolvono in nuove ‘’ Philosopy ’’ del tutto personali
e scevre dagli ‘’ismi’’ di tendenze.
‘’ Si percepisce l’emozione che quest’artista capta dagli elementi
naturali a lui cari: paesaggi, alberi, acque, cavalli, boschi, cose e
oggetti comuni e anche ritratti e figure e opere di arte sacra. Ce ne
riconsegna un’immagine che sfiora il senso dell’epico e del sublime.
°°°°°
‘’ La grande quantità di dati che Battigelli comprende dal fenomeno
della percezione, elaborata dalla funzione emotiva, si ricompone nelle
sue opere in un ordine rigoroso della realtà visiva ma non imposto né
voluto culturalmente per un’esigenza dottrinale o solo teorica, ma che
sia generata dall’osservazione emozionale, penetrante e acuta del
Battigelli, del quale rimpiangeremo sempre quel suo lungo periodo di
silenzio nell’arte della pittura, in quegli ultimi decenni del XX°
secolo, dato il livello interessante già raggiunto nelle opere di quel
suo prolifico periodo degli anni fra il 1950 e il 1970 .”
Un importante riscontro di tali concetti più volte esposti nella critica
bolognese dal Prof. Francesco Arcangeli, oltre che da recensioni come
quella della Storica dell’arte Lidia Puglioli, allieva di P. Longhi e
moglie di Pompilio Mandelli, (vedi pag 5), emerge anche da un articolo
dell’Istituto dei Beni Culturali della Regione Emilia Romagna: ‘’Bologna
dopo Morandi dal 1945‘’ , del quale se ne riporta una parte che
riguarda anche il Battigelli del primo periodo:
<< ….. Il critico bolognese Francesco Arcangeli individuava,
all’inizio degli anni cinquanta, un gruppo “padano” di artisti
lombardo-emiliani che, in maniera del tutto indipendente, sganciandosi
dall’ethos collaudato della mimesi, sviluppavano le proprie ricerche
artistiche “frenati e animati da un rapporto: la natura” (Arcangeli,
1954).
Egli scorgeva negli ultimi naturalisti (fra cui: Ennio Morlotti, Sergio
Vacchi, Sergio Romiti, Leone Pancaldi e altri ), gli autori capaci di un
confronto viscerale ed espressivo con la vita, rinnovato
esistenzialmente nel rapporto tra uomo e natura e nel suo linguaggio
dall’arte informale, “componente ineliminabile della ricerca
contemporanea”. …….. >> - <<….. Queste esperienze
d’avanguardia critica e artistica, durate lo spazio folgorante di un
triennio( 1955-1958), lasciavano un forte segno anche nei giovani
artisti: Mario Nanni, Pirro Cuniberti, Andrea Raccagni, Alfonso
Frasnedi, Germano Sartelli, Quinto Ghermandi, Luciano de Vita, Riccardo
Battigelli, Vittorio Mascalchi, Concetto Pozzati, Vasco Bendini e nella
ricerca più isolata e romantica di Lidia Mandelli Puglioli…….->>
<< Tale fronda dava ulteriormente conto della nuova esperienza
visuale nella mostra ‘’NUOVE PROSPETTIVE DELLA PITTURA ITALIANA’’,
tenutasi a Bologna nel 1962 a Palazzo Re Enzo, e nella quale si
comprendeva un’incidenza assai più ampia a livello nazionale della nuova
corrente artistica figurativa, di questi artisti.>>
In questa mostra, che ha segnato un punto focale dei nuovi orientamenti e
contenuti della pittura bolognese di quegli anni, il Battigelli è stato
fra i protagonisti Segnalati con la <>
°°°°°
III°
‘’ Fra il 1948 e il 1960, nei soggiorni a Ardenza (Livorno), fu in
contatto con i pittori labronici Paolo Ghiglia, Cafiero Filippelli, Marc
Sardelli e con altri pittori dell’eredità di Giovanni Fattori e
esponenti di quella vivace ”congrega pittorica” livornese. Ebbe così
modo di arricchirsi nella conoscenza “macchiaiola”, ma affinando
l’istinto realistico attraverso le forti interpretazioni della natura e
delle sue verità; lo compie rivisitando con propria percezione i
percorsi tracciati da G. Fattori e dagli Impressionisti, per poi
esplorare il solco profondo del suo Maestro Morandi del periodo di studi
all’Accademia bolognese, percependone la liricità poetica ma senza mai
cadere in imitazioni. Piuttosto ridiscutendone gli aspetti filosofici e
formali che nel suo Secondo Periodo il Battigelli porrà in una nuova
rivisitazione personale che si volge alla metafisica per poi osare
riflessioni sulla fisica quantistica intendendola come perno fondante
del ‘’mistero’’ fra l’essere e il divenire del pensiero creativo e
dell’emozioni, nella inesorabilità dello scorrere del Tempo, dal passato
al presente e alla proiezione nel futuro.’’
Questo concetto è stato anche rilevato e confrontato dal Dott. Richard
Baldelli, direttore della Maecenas Sverige Academy di Stoccolma, in
occasione della Mostra all’Ambasciata d’Italia, dove Battigelli
esponeva, nel 2011, in rappresentanza dell’arte contemporanea Italiana.
Nell’occasione ha ricevuto il Premio ‘’Città di Stoccolma’’ e il Dr
Baldelli ha commentato: <<……. rappresenta con la sua opera in un
intensa semplicità e profondità di composizione il concetto di Tempo
come autentico, ossia in senso heideggeriano un "ora" che non è
divenuta attuale e che lo diverrà in base al suo proprio poter
esserci.>>
‘’ In molte sue opere dal 1950 al 1966-67, ma che propone poi anche
nelle più recenti del nuovo millennio, raffiguranti paesaggi e nature
morte, parrebbe che siano assenti la figura umana e gli animali;
tuttavia se ne percepisce comunque il loro esistere oltre i filari dei
cipressi, i profili di boschi e delle colline, o nelle vedute di
paesaggi, anche se selvaggi. Le forme semplici di umili oggetti rurali
presenti nelle sue nature morte e in diversi disegni, fra i quali
emergono quelli dediti alla ‘’scomparsa Civiltà Contadina’’, palesano la
testimonianza di percorsi storici e antropologici.’’
‘’Querce, Pini e Cipressi sono per lui come solitarie sentinelle del
tempo, guardiani dell’infinito e del “mistero” della Grande Creazione.
Inseriti ai margini di campi o lungo strade campestri o nel folto dei
boschi, sono come un minaccioso “memento” agli uomini di buona volontà
affinché si prodighino al rispetto del Creato e a non voler cambiare il
mondo e la natura ad ogni costo.”
B.H.de Bejis
IV°
‘’ Dal 1956 al 1965 espone dipinti e disegni in varie Gallerie in
Italia, in Libia, in Europa e all’One Gallery di New York dove riceve
consensi dalla Critica (M. Vigo, David. N. Blakhmer) e a Bologna è
seguito con benevola amicizia dai consigli critici di Lidia Puglioli
Mandelli e di Francesco Arcangeli.
Frequenta artisti e poeti suoi contemporanei fra cui il M° Carlo Corsi, i
pittori bolognesi Vittorio Mascalchi, Luciano de Vita, Alfredo
Frasnedi, Leone Pancaldi, la scrittrice Elena Gottarelli e altri.
A Milano, in occasione della Mostra di inaugurazione della Galleria
della Fondazione San Fedele, è classificato con l’opera << Nudo
Pensante>> (a fianco nella foto) e incontra Ennio Morlotti del
quale, pur ammirandone l’arte, dissente circa le intenzioni del pittore
padano di abbandonare il “naturalismo lombardo” per trasformarlo in un
“informalismo materico”. Riccardo definirà quel genere “… un rischioso
fenomeno di moda …’’. Infatti, già da quel periodo Battigelli, pur
se inserito nei temi delle tendenze del momento, tuttavia mantiene fermo
il concetto di un figurativo <>
personalissimo e autonomo, idoneo a trasmettere messaggi e un appello
emozionale sui valori della natura; un Naturalismo che manterrà nel
tempo il suo stato di essere.
‘’ Fatte le debite eccezioni, considera alcune tendenze di pittura
non figurativa, come forme d’arte importanti come ricerca, ma il loro
‘’proliferare’’ (specialmente per mani di improvvisati ‘pittori’
imitatori) rimarranno casomai solo elementi di prevalente valore
decorativo, più utili a scopi di arredamento piuttosto che a un vero
linguaggio comunicativo ed emotivo oggettuale dell’arte e della
bellezza, come la tradizione millenaria ci ha consegnato ‘’
B. H. de Bejis *
°°°°°
V°
BREVE PROFILO – note di B. H. D. de Bejis
Di famiglia di origini triestine, Riccardo Battigelli è nato a Firenze
nel 1933. E’ un pittore dal talento conclamato, anche se
affetto da un percorso eclettico che parte negli anni fra il 1948 e il
1954 della sua formazione artistica all’Accademia di Belle Arti di
Bologna, elargita particolarmente dai suoi amati Maestri: Giorgio
Morandi, Pompilio Mandelli, Paolo Manaresi e Giuseppe Regazzi per la
Pittura, Disegno, Incisione, Storia A. - Antonio Natalini per la
Scenografia. - Giovanni Michelucci, Italo Gamberini, Giovanni Klaus
Koenig e altri, alla Facoltà di Architettura di Firenze.
Come pittore esordiente si è affermato a Bologna negli anni fra il 1950 e il 1970
Ha eseguito con successo diversi design per Industrie di Mobili e
Componenti di Arredo, progetti di Interior Designer, ristrutturazioni,
negozi, abitazioni, e altro.
Per eventi, a volte avversi (e dolorosi) del vivere, si è allontanato,
ma solo ‘’fisicamente’’ dalle scene attive dell’arte della pittura e vi è
poi attivamente ricomparso nei primi anni del Nuovo Millennio.
^ La pittura di Battigelli è permeata da un suo dialogo espressivo che
sperimenta sempre la sintesi della ricerca in perfetta simbiosi fra
sogno e realtà, continuamente alla ricerca dell’anima delle cose. Si
propone, infatti, per una singolare forza istintiva sempre coerente fra
le emozioni che subisce dalla natura, ciò che da essa percepisce e ciò
che è poesia. Sono l’equivalente di un’iconografia realistica, una
gestualità solenne e un cromatismo controllato ^.
Più avanti si vedrà come la sua produzione figurativa più recente, di
Nature Morte, di Paesaggi, di Nudi e Ritratti, prodotta nei primi
decenni del XXI° Secolo, si colloca nuovamente nelle forme poetiche di
una pittura che guarda al passato ponendosi nella realtà del presente.
Come ‘’peso’’ culturale, subisce la lezione degli Impressionisti e dei
Macchiaioli, sente la presenza di certi aspetti del Novecento italiano,
si pone nella contemplazione di Renoir e di Manet ma soprattutto medita
sul fascino che gli provoca l’arte di Paul Cézanne, a sua volta già
amato da Giorgio Morandi, del quale ne è stato allievo ma solo
spiritualmente proseguitore.
“ Battigelli sceglie la difficile via dell’interiorità: essenza
come metafora della morte per esaltare il rispetto e l’importanza per
tutto ciò che ha vita, ma come vincolato al processo delle memorie.” “
Questa sua indole libera e priva d’imitazioni (copiature) conduce alle
avanguardie storiche della cultura del recente passato e dei tempi
attuali; un percorso lungo e sofferto, iniziato nei primi anni ’50 del
XX° Sec attraverso Cézanne fino a Morandi, per poi cercare un approdo
nell’ agitato mare della contemporaneità. - Tuttavia è presente una
profonda cultura nella composizione e la matura coscienza della funzione
del disegno che valorizza il senso prospettico, avvalora la funzione
della luce e del colore e sa come mettere, con saggia evidenza, il senso
emotivo del Bello interiore nella musicalità del simbolismo di una
italianità universalizzata.”
SI RIPORTA LA RECENSIONE DELLA DR.SSA LIDIA MANDELLI PUGLIOLI
scritta nel 1966 sul Resto del Carlino per il II° Premio Montagnola a
Bologna.
Nota: Questa recensione apre un quadro informativo sui caratteri
personali e artistici del Battigelli. Vi si avvertono aspetti importanti
della sua produzione e degli eventi artistici in quel Primo Periodo
bolognese, ma che diventeranno utili anche per poter meglio comprendere i
contenuti della sua ultima produzione.
<< L’opera ‘’RIFIORITO IN PRIMAVERA’’ è un dipinto del
1956 di Riccardo Battigelli. E’ del suo periodo giovanile e ora il II°
Classificato al Premio Montagnola 1966. Nel quale si percepiscono gli
influssi del suo Maestro Giorgio Morandi in primis e anche di Pompilio
Mandelli. Infatti, si è formato all’Accademia Bolognese, ma ha anche
compreso l’arte di Cézanne.
<>
<
<< In questo dipinto “Rifiorito in primavera”, del marzo 1956,
come in molti altri di questo suo felice periodo giovanile, il colore
signoreggia sulla forma dell’oggetto. Forma determinata in un trionfo
lirico della cromia, espressa con pennellate ampie e piatte e ognuna
collocata con precisa decisione nel punto giusto e nella spazialità
consapevole. E’ il canto di primavera che erompe nel subbuglio cromatico
che emoziona, evoca, rende una piacevole consapevolezza di naturalità.
E’ il divenire del tempo. E’ il segno ineluttabile del nostro
sopravvivere. Ci avvince e tocca nell’intimo. - Mi vengono a memoria
opere viste nel suo studio di Piazza Aldrovandi. Eloquenti e puntuali
nel sentire e narrare luoghi ed emozioni degli autunni bolognesi e della
Bassa, come quelle già esposte al premio Casalecchio, al Re Enzo, o
alle mostre di Ferrara e Modena. In tutte i colori a piatte ma
sapienti pennellate dicono, nel suo modo unico, le emozioni d’arte di
luoghi e momenti e stagioni.
<
<>
Lidia Mandelli Puglioli – Bologna - aprile 1966
VI°
L’ULTIMA OPERA DIPINTA NEL ‘’PRIMO PERIODO’’
Commento del 2003 di B. H. D. de Bejis sull’opera:
<>
( Foto 3) - olio su tela 80x90 – autunno 1966 –
Collezione privata
- E’ l’ultima opera del periodo antecedente “l’interruzione”
dell’attività pittorica iniziata nel 1949 e interrotta alla fine del
1966. E’ evidente il tema allegorico, anche se ne sono celati alcuni
significati reconditi. Presumibili significazioni personali. Infatti,
l’opera è pervasa da un’intensa carica emotiva ed espressiva, effusa
dalle figure ed enunciata dalla materia pittorica, dalla grafica, dalle
scansioni compositive provocate dalle cromie spesso monocromatiche,
impresse da strappi segnici di ampie pennellate e colpi di spatola,
irrequieti, tormentati, impulsivi ma anche riflessivi e calcolati
nell’evidente dramma emotivo dell’intera composizione. La cui lettura ci
lascia nel fascino dell’enigma delle due figure protagoniste, di quelle
accennate nello sfondo a destra, di quelle strane forme architettoniche
alle spalle (forse ricordi di opere compiute?), della figura seduta che
par che guardi con triste distacco le forme simboliche di un qualcosa
che si sta dissolvendo: un libro aperto, una squadra da disegno, una
matita, un’anfora con due manici che pare un teschio posto a
testimonianza dell’essere e del divenire. Testimonianze di un solco già
percorso.
Oppure, è la fine di un passato vissuto che si conclude, con amara
tristezza, nell’urna dei ricordi volgendo verso la conclusione del
vivere, anche se quella mano di donna dal volto senza tempo, posta sulle
stanche spalle vuol forse presagire a una segreta speranza nel
futuro.
Barbara H. D. de Bejis – 2003
°°°°°
VII°
Le Attività Artistiche del Primo Periodo:
Breve cenno dei lavori di scenografia, architettura, design.
Nel suo primo periodo bolognese, oltre alla pittura, esegue lavori
di architettura e interior designer, come lo Stabilimento e la Casa
Mazzanti; la Villa Zeccoli, la Villa Tagliaferro, molti Negozi, Bar e
Locali Pubblici, fra cui il Ristorante Il Fagiano, il primo Self
Service di Bologna in via Marconi, Stand Fieristici, Appartamenti,
Recuperi, Restauri e opere di Culto Religioso, fra cui l’Oratorio con la
‘’Cripta di Lourdes’’ a Castelnuovo Rangone (MO). Ha collaborato nel
progetto della Chiesa del Complesso Parrocchiale ^La Sacra Famiglia^, a
Bologna. Ha progettato la Cappella di Tutti i Caduti della Linea
Gotica, alla Verucchia MO
Ha progettato ed eseguito Scenografie e Costumi per diversi teatri,
tra cui al Teatro Duse di Bologna. Al Teatro Regio Di Parma Nel 1956,
con la Scena e Costumi per ‘’LA SECCHIA RAPITA,, di A. Tassoni, riceve
il premio per la ‘’Migliore Scenografia’’ – (foto 4 e 5)
A SARSINA, nel 1956 -
SARSINA – in Romagna, CITTA’ NATALE DI TITO MACCIO PLAUTO –
(Sarsina 250 A.C. – Roma 184 A.C.).
Nel 1956 Battigelli è incaricato dal Comune di Sarsina della
progettazione della Cavea e Arena* per le Manifestazioni della
Classicità Teatrale perché le intenzioni e i programmi degli
Amministratori, erano quelle di poter dare, nella Città di Sarsina, una
futura continuità al teatro Greco-Romano iniziando dalle attività
Teatrali delle compagnie di attori, registi e scenografi dei Teatri
Universitari Italiani e Europei.
Nell’attesa, che si protrarrà per anni, di poter realizzare, in pianta
stabile, la Cavea ( koilon o cavea è l'insieme delle gradinate di un
anfiteatro, cioè di un teatro classico), Battigelli propone di
realizzare una Platea provvisoria, (FOTO 5), per dare l’inizio
inaugurale alle Manifestazioni del Bimillennio di Tito Maccio Plauto, e
istituire il PLAUTUS FESTIVAL con manifestazioni del Teatro Classico con
ininterrotta frequenza annuale.
Per l’inaugurazione del Bimillennium Plauti, che in seguito sarà detto
‘’Il Plautus Festival’’, progetta una Platea e Palcoscenico provvisorio
adatto alle manifetazioni dell’Inaugurazione. Ne esegue le Scenografie e
i Costumi per mandare in scena il Miles Gloriosus e I Captives, le
due opere di Plauto scelte per l’inizio del Festival Plautino.
Ne consegue un confortante successo beneaugurale per il proseguimento
delle annuali manifestazioni. Le quali proseguono fino ad oggi
ininterrottamente da quel lontano 1956 -
NOTA: L’esecuzione del progetto della Cavea (gradinata per gli
spettatori negli anfiteatri dell’antichità Classica) sarà poi ultimato
da altri progettisti negli anni ’90, distorcendo ‘’lo spirito della
Cavea’’ rispettato nel progetto originale, senza peraltro nulla
comunicare al Battigelli. (probabilmente per la sua nota ‘’uscita di
scena’’).
°°°°°
VIII°
Dal 1950 al 1967 espone dipinti in Italia, Europa, Nord Africa e Stati Uniti.
La sua arte riscuote crescenti consensi, tanto da valergli, fra il 1954 e
il ’57 dei Premi alla San Fedele a Milano, al Montagnola di Bologna, Il
Premio Acquisto Comune di Casalecchio di Reno (BO) e ‘’La Targa’’ al
Palazzo Re Enzo a Bologna, diverse Mostre alla Galleria La Loggia di
Bologna con diverse vendite di suoi paesaggi. Riceve un premio alla
Galleria Numero di Firenze e un ‘’Reported’’ alla ‘’One Gallery’’ di New
York con l’opera “Music sense” del 1954, con la quale sarà il Primo
Classificato al Concorso “MusicArte’’ nel 2013, alla leggendaria
Galleria delle Giubbe Rosse a Firenze.
In particolare, negli anni bolognesi, fu osservato positivamente dai
Critici Lidia Puglioli e Francesco Arcangeli che ne valutarono le nuove
esperienze dei contenuti proponibili a livello nazionale della sua
interpretazione della nuova corrente artistica neo-figurativa, mostrati
ALL’ESPOSIZIONE DELLE NUOVE PROSPETTIVE DELLA PITTURA ITALIANA, aperta a
Bologna al Palazzo Re Enzo nel 1962.
In quell’occasione il Battigelli aveva esposto le seguenti opere dipinte
fra il 1954 e il 1958, che ricevettero i consensi di Arcangeli,
Puglioli, Gnudi : FOTO 6 - Autunno nella Bassa bolognese - FOTO 7 -
‘’Cromie d’autunno nel giardino di via Busacchi ’’ - FOTO 8 –
“Sinfonie d’Autunno nel giardino di Via Busacchi - BO”- FOTO 9 - Tre
donne sedute in rosa ‘’- FOTO 10 - ‘’Quei due che Insieme vanno – Anche
il Mà Morandi, che vide i quadri foto 7 e 8 in altra occasione, espresse
il suo ‘’l’è bon’’.
°°°°°
IX°
L’ESODO
Nel 1967 un doloroso evento famigliare fu causa della triste sospensione dell’attività artistica e progettuale.
Nell’autunno di quell’anno chiuse lo studio e lasciò Bologna.
Si trasferì a Tripoli, in Libia, dove aveva in corso dei lavori di
architettura e design. Poi tentò un assistentato alla Scuola di
Taliesin West, di Franck LLoid Wright a Phoenix, in Arizona, USA. Ma il
grande M° era scomparso e l’originario clima mecenatico se ne era andato
con lui. Fu costretto a desistere nell’impossibilità di sostenerne i
relativi costi. Grazie al suo amico Ten. John Joel McDowell, figlio del
comandante della American Basis di Tombolo (Livorno), conosciuto
all’Ardenza anni prima, trovò lavoro nel Ranch dei nonni McDowell nel
NM. Visse intense esperienze e apprese saperi diversamente acquisibili
altrove.
La dura ma esaltante vita di cowboy, cavalcando dietro le mandrie e
radunando il bestiame nella natura ancora ‘’vera’’ e selvaggia di quei
luoghi, l’aiutarono, in qualche modo, a mitigare il grande dolore del
distacco dai figli e ….. ; ….. dal suo amato Ambiente Artistico
bolognese.
Eseguì disegni e schizzi della vita del Ranch. Ebbe contatti con i
Nativi Americani dai quali acquisì i valori della spiritualità dei loro
saperi e del loro concetto di vita che lasceranno in lui un forte segno
di significati, di memorie e della loro travagliata Storia …… dopo la
‘’scoperta colombiana’’.
IL SECONDO PERIODO
Cap. X°
Torna in Italia nei primi anni ’70 alla notizia delle pessime condizioni di salute del padre.
Si trasferisce nella Fattoria di famiglia, in Toscana, per stare vicino a
suo padre, Ingegnere in pensione, che aveva tanto desiderato
trascorrere la sua vecchiaia nella sua tenuta. Riccardo lo coadiuva
nella conduzione dell’azienda fino alla sua scomparsa nel Settembre del
1979.
Si dedicherà ad attività di ranching, di allevamento e di speciale
addestramento dei cavalli con metodi ‘’gentled’’ acquisiti dai Nativi
Americani. Questo gli ha consentito di organizzare una didattica
equestre atta alla conoscenza dei VALORI DELLA NATURA E DEL PAESAGGIO,
fatti ‘’scoprire’’ ai suoi ospiti-allievi, alloggiati nel Ranch, per
mezzo del cavallo, considerandolo quale soggetto fondamentale per
l’escursionismo nella Natura e integrato con esperienze di DISEGNO DAL
VERO.
Pochi anni dopo, nel Dic. 1988, perde anche la madre e a quel forte
dolore è confortato dalla moglie Wanda Falorni che aveva sposato in
seconde nozze nel 1976 e dalla quale ebbe il figlio Daniele che poi lo
coadiuverà con amorosa passione, insieme alla mamma, nella gestione
dell’azienda.
Nel 2003, già pensionato, con una magnanima scelta di trapasso
generazionale, lascia il Ranch e ogni suo avere al figlio Daniele che
con la sua giovane sposa ne continuerà le attività paterne.
Si ritira in un’antica Canonica sulle colline di Montaione, ne restaura
tetti e strutture e riorganizza un suo Studio di Pittura. Vi colloca
buona parte della sua produzione anni ’50 e ’60, artistica e progettuale
( superstite ), riordina e cataloga documenti epistolari di famiglia e
resti di progetti di architettura e ingegneria eseguiti da suo nonno
Francesco. Si tratta di importanti opere da lui eseguite nelle ultime
decadi del 1800, fra cui la Diga di Assuan, il Museo Egizio del Cairo,
ponti girevoli sul Nilo, palazzi e ville a Firenze e a Livorno e altre
importanti testimonianze di studi idro-eco-climatici per la
qualificazione delle portate di humus del Nilo per il miglioramento
della produzione agricola del Delta, favorita anche da un nuovo canale
da lui appositamente progettato. Il grande beneficio di irrigazione
umica così ottenuta ha portato l’agricoltura egiziana a ottimi livelli,
poi fortemente decaduti per l’effetto della Diga Nasser degli anni ’90.
Dal 2005 torna a dedicarsi a pieno titolo alla Pittura.
Prova momenti di sconforto alternati a migliori circostanze per le
difficoltà che incontra ad essere riconosciuto nell’attuale situazione
dell’arte contemporanea, la quale oggi, a differenza degli anni dal 1950
al 1970, richiede cospicue quote di partecipazione per ogni opera
esposta e senza che si riscontrino auspicati e promessi ritorni.
E’ indubbio che oggi l’arte è alla deriva, manca un pubblico interessato
all’arte, quello che ama appendere alla parete di casa sua un quadro
del quale apprezza il soggetto perché gli piace e gode
dell’emozione-messaggio che ne riceve. Prolificano in modo delirante le
Gallerie, gli editori, i curatori e altri connessi al sistema mostre. Le
quali sono finanziate da quote di partecipazione, quasi sempre
esagerate, sempre motivate per ’’ importanti ritorni’’ che mai si
realizzano e quasi sempre non è rilasciato alcun documento fiscale dato
il dilagato ‘’servizio onlus’’ . Tuttavia, se molto per caso, un artista
vende un quadro, non potrebbe farlo se non ha la partita iva. Oltre al
paradosso legislativo, l’arte e gli artisti, quelli veri, subiscono la
negazione del valore di un pubblico interessato all’arte; quella
contemporanea di artisti veri ‘’di giorno su giorno’’ e non degli
inclusi nei giochi speculativi di un mercato d’arte che con l’Arte
centra assai poco.
I dipinti dell’ultimo periodo (che riparte dal 2005) risultano
dinamici e scevri dal peso di aneddoti o racconti saccenti, ma sono
invece impostati unicamente sul significato immesso nella forma colmata
di sentimenti, emozioni e memorie. Sono evocanti serenità e insieme
sofferenza che diventa emozione e narrazione anche di memorie animate da
un nuovo modo d’impasti cromatici ricchi di terre e sabbie macinate che
donano colori naturali, definibili come antropologici, sempre
convincenti, che sono elementi di congiunzione con la nuova terra di
Toscana, dopo i suoi esordi iniziali degli anni ’50 e ’60 nelle terre
dell’Emilia Romagna. Il fatto di ricercare le terre, le sabbie, le
pietre, le bacche per generare le polveri dei colori che lui usa nella
sua tecnica pittorica è come qualificare un legame di appartenenza alla
natura e al territorio a lui circostante.
Chi osserva le opere di Battigelli è come costretto a leggerne la
particolarità dell’immagine tramite un’indagine ravvicinata.
Soffermandosi sul macro-dettaglio del pennellare, che nel Primo Periodo
poteva divenire anche liberamente astratto, ora conduce sempre e
comunque a un’immagine percettibile e distinguibile. Induce a scoprire
il discorso emotivo nascosto ‘’dietro il segno e sotto la pennellata’’
che porta a riflessioni sul sentore che ancora qualcosa dovrà accadere.
La pittura di Battigelli è una scena fuori dal tempo. Entra
contemporaneamente nel tempo presente e si volge al divenire
collocandosi oltre il racconto. Si pone fra gli archetipi e il reale
dove domina la poesia e dove il tema, di paesaggio o natura morta,
sempre prescelto, ci restituisce con caratteri nuovi la sorprendente
vitalità della manualità matura della pittura e del disegno, qualunque
siano le prerogative dell’immagine.
Nelle sue pitture emergono l’essere e la sostanza delle cose
attraverso la materia che ne impone la forma percepibile oltre il senso
metafisico che avvolge l’opera.
°°°°°
XI
Le NATURE ‘’ INERTI ‘’ di Riccardo Battigelli
Con note dell’autore riordinate a cura di B. D. de Bejis,- 2009, 2011 e di A. Immediato – 2016 -
L’opera: “Kronos, il tempo che scorre su cose abbandonate”, del
2005, (foto 9) è stato esposto alla Maecenas Sverige Accademy di
Stoccolma. Riccardo Battigelli era stato invitato, nel 2011, a
rappresentare in Svezia l’arte Italiana di artisti della seconda metà
del ‘900, in occasione del 150° dell’Unità d’Italia nelle
manifestazioni all’Ambasciata d’Italia e in altre sedi.
Alla Bellange Atelier Gallery di Stoccolma ha conseguito il Premio Città di Stoccolma 2011.
Anche “ Cronos e le cose davanti a una finestra”, (foto10) del
2009, è un olio su tela, come il precedente. Entrambi presentano
alcune particolarità tecniche, presenti anche in altre opere di
Battigelli, come ‘’ … di ciò che fu … ‘’ (foto 20 ) e ‘’ lanterna,
fiasco, cardo secco, brocca e macinino) (foto 12), per ottenere un
vibrante risultato “granuloso” e le tonalità come ferme nel tempo.
E’ quel Tempo, Cronos, definibile “ come autentica verità; ossia in
senso heideggeriano, ‘’ dove, un ‘ora’ che non é ancora divenuta
attuale ma che lo diverrà in base al suo proprio poter esserci.”
<< La composizione di quest’opera,>> - dice il Battigelli -
<< è apparentemente semplice. Con essa si ripercorre, per certi
tratti, la pittura delle nature morte dello scorso secolo e che in
qualche modo mi accostano al mio antico e amato Maestro Giorgio Morandi,
ma ho voluto che la “narrazione”, apparentemente celata, di una storia,
di un evento o un momento di vita, evochi una memoria e si percepisca
dalle emozioni provocate da forme, luci e ombre di oggetti, umili e
comuni ma usati nel quotidiano di una vita modesta già percorsa anche
in un passato, certamente trascorso con gioie, dolori e sacrifici di
una vita rurale; oggetti di un tempo passato ma che si inseriscono in
azioni del presente che continuerà o muterà nel domani >>.
Le sperimentazioni pittoriche di Battigelli si unificano in una
filosofia della visione e in ogni sentimento emotivo, evocativo e
narrativo dei soggetti-oggetti derivanti dall’insieme del disegno,
forma, soggetto, luce e dall’impasto della materia pittorica fino alle
emozionalità percepite. Diventa come un percorso quantico fra materia,
tempo, luce, emozioni, eventi: cioè storia e quindi poesia; tutte
contengono l’energia dei sentimenti umani nella dualità con gli
‘’oggetti-soggetti’’ e che finiscono nella creatività dell’arte se n’è
presente il necessario talento. Come dice Riccardo: è l’energia dei
sensi che diventa arte e poesia.
<< La risposta >> continua il Battigelli riferendosi ai suoi dipinti, <>
- << Oltre ai paesaggi, al nudo, ai cavalli e alla figura, le
Nature Morte rappresentano, per me, un importante aspetto della mia pur
modesta arte; cerco di esprimere le possibili significazioni che
Cronos (il Tempo), Kairos (un periodo indeterminato di tempo in cui
qualcosa accade) e Ananke (la personificazione del destino) determinano
l’essere e il divenire delle cose che ci circondano e sono le
protagoniste e le memorie del nostro vivere. - Sono come un
passato e un presente che si proiettano nel futuro per essere i
soggetti e i Quanti dei ricordi e delle memorie di eventi vissuti che
divengono storia, anche se i protagonisti sono solo umili oggetti
evocanti. Oppure finire nel nulla, pur rimanendo materia. >>
<< Il fascino di queste riflessioni mi ha indotto a
rappresentare, con semplicità visiva, il carico di sentimenti e i
significati evocanti dei messaggi che ne derivano, utilizzando
“granulosi” impasti cromatici, per rendere vibrante e con senso di
sospensione temporale le immagini, come nei dipinti su citati, ma
anche in “Elusione” del 2010 e altri. >>
<< E’ probabile che chi guarda le nature morte solo
superficialmente, non riesca a identificare queste motivazioni e i
relativi contenuti; ma mi conforta aver ricevuto pareri positivi da chi
le ha percepite e poi comprese e condivise a seguito di attenta
osservazione.
<< Credo che il guardare un’opera con senso percettivo e
riflessivo si possono scoprire valori derivanti da sensazioni emotive e
misteriosi messaggi anche in una particolare natura morta che non sia
concepita solo come “” oggetto da arredamento’’’.
<< Nello scegliere gli oggetti che compongono le mie ‘’nature
inerti’’ e nell’immaginare la composizione in ogni elemento e
significazione di essi, mi è venuto di pensare che il Tempo, inteso
come dimensione plasmante delle cose, dei luoghi e delle loro identità
è il protagonista e “guru” di tutto ciò che un’opera, rappresentante
‘’oggetti-soggetti di una Natura Inerte in quel modo concepita, possa
comunicare emozioni, sensazioni, percezioni, intuizioni e
quant’altro l’io di chi osserva l’opera possa essere in grado di
comprendere. >>
<< Sono del parere che con la forza creativa e interpretativa
dell’arte è possibile instaurare un linguaggio capace di evocare e
raccontare attraverso le immagini la storia passata vissuta dagli
oggetti, facendo percepire suoni, parole, odori, emozioni, di eventi di
vite esistite in un passato indefinito o definibile. - Diventa un
racconto nel Tempo espresso da quegli oggetti, umili o lussuosi, ma
comunque appartenuti, utilizzati, amati, custoditi, gettati; ma che sono
la risultanza di un percorso di vita, di ricordi di eventi di umane
storie.>>
<< Le opere d’arte quali ‘’queste’’ Nature Morte (o meglio inerti)
assumono, insomma, il ruolo di tramite tra ciò che eravamo e ciò che
siamo, trasmettendo il tutto verso il futuro. Ciò aiuta a prendere
consapevolezza delle nostre identità e storicità; un elemento sfuggente e
in continuo cambiamento antropologico. >>
<< La scelta dei titoli delle opere, come “ Cronos e le cose
davanti a una finestra” o “ Kronos: il tempo che scorre su cose
abbandonate”, o altri sempre un po’ inconsueti, come ‘’Trascorrimento
Quantico del Tempo’’ (foto9), o ‘’Aenigmaticus’’ ( foto 11) cercano
di significare, nella realtà degli oggetti che ci circondano, proprio
il ‘’narrare’’ del passare del tempo come forza ancestrale e
inarrestabile che ci riguarda da vicino nel quotidiano, ma anche
evocarne la spinta verso il futuro auspicandone una evoluzione positiva
(quale il riciclo) e la tendenza a un reale “miglioramento”.
<< Altro elemento che emerge nella ‘’riflessione’’ sul
concetto di Natura Morta o meglio di Natura Inerte è il “senso’’ del
Tempo; un concetto che si può intendere nella sua significazione
complessa legata all’universo delle sensazioni fisiche, intellettive ed
emotive, che ci mettono in condizione di riconoscere l’entità del mondo
che ci circonda, fino a percepirne il grandioso e incontrovertibile
“senso” dell’Universo-Creato” e di Dio presente in ogni Universa
Cosa.>>
<< Concludo affermando che concepisco le possibili significazioni
che Cronos (il Tempo) determina l’essere e il divenire delle cose
protagoniste e memorie del nostro vivere, già compiuto nel passato,
attivo nel tempo presente e proiettato nel tempo futuro che diventa
anche ‘’percezione dei sensi nel tempo.’’ Anamnesi che coniugano i sensi
e i contenuti delle immagini a una prosecuzione di pensiero metafisico
che tende a risolversi nel tentativo di creare una ‘’PITTURA
QUANTISTICA’’ che basi le sue fondamenta sull'evoluzione spontanea del
pensiero poetico ( come da sempre ho perseguito) nei confronti di
oggetti antropologici umili, di uso rurale e primario - anfore, brocche,
fiasche, ceste ecc – e il concetto della loro sostanza (hypokemeinon)
con linguaggi visivi dove incida la realtà, il sociale, il fruitore,
l'osservatore e dove il tempo non sia lineare, ma si evolva secondo i
‘’dogmi’’ filosofici e della fisica quantistica fino a compenetrarsi
nella psiche della percezione Umana.>>
R.B. 09-2016
°°°°°
XII
“ Per il Battigelli l’astratto si materializza nel concreto. Per lui
un concetto metafisico della visione di oggetti o cose non deve per
forza essere rappresentata da fantasie difficilmente perscrutabili e di
difficile individuazione dei contenuti. Nei suoi dipinti permane la
percezione realistica o oggettivistica che individua il fondamento
ultimo delle cose in una realtà esistente in sé antecedentemente al
pensiero, a un momento storico precedente che percorre il presente e
passa nel futuro ma sempre ponendo la realtà ultima nel principio
conoscitivo e intellettivo fino a combinarsi nella psicologia o con
la logica o con la dialettica e, infine, anche con l’etica, quando il
Regno dell’Assoluto sia considerato realmente nella sfera dei valori
morali; la Luce della Bellezza, quella ‘luce’ che nelle sue opere è
guida e mistero della forma o meglio, dell’oggetto-soggetto.”
“ Dal condivisibile pensiero di Riccardo Battigelli si deduce che
per lui la sensazione dello scorrere del tempo diviene come lui stesso
dice, ‘’ percezione dei sensi nel tempo.’’
Da una nota del 2010 della Pr.ssa B.D.de Bejis
°°°°°
RECENSIONI
In riferimento alle NATURE MORTE e ai PAESAGGI di Battigelli,
la Dr.ssa Azzurra Immediato scrive:
<<… le opere di Riccardo Battigelli sono sempre intrise di un
lirismo carico di emozioni, anche quando si soffermano ‘’semplicemente’’
su umili oggetti e momenti del quotidiano ….. ma è forse è proprio
in ciò la bravura: saper trarre dall’ovvio una essenza; questo non è da
tutti … !>>
Nel 2015 Recensione sull’OPERA; Natura Inerte: ‘’Il Macinino da caffè,
due vasi e cardi secchi’’ – FOTO N° 13 (ora in permanenza alla
Galleria Pulcherrima di URBIS et ARTIS a Roma)
<< Quando si osservano, si analizzano le opere dell’artista e
Maestro toscano Riccardo Battigelli, non si può evitare di far correre
il proprio pensiero alla lezione di Giorgio Morandi, il pittore
bolognese di cui Battigelli fu allievo. Ritornano echi a far notare
come la lezione del M° bolognese fosse stata compresa, interiorizzata ma
anche, naturalmente, reinterpretata. Gli anni americani di Battigelli
hanno determinato anche un cambio di prospettive, uno sguardo altro che
si è rivelato arricchente e teso verso un infinito non solo pittorico
ma, in special modo, emozionale. - Tuttavia, di tanto in tanto il
ritorno alle origini si fa sentire e il lirismo delle piccole cose
prende il sopravvento. Una poesia delicata, che trova un parallelo
ontologico con versi di Quasimodo e di Pascoli. Un compendio sul
quotidiano in cui è riposto il sentimento di ciascuno di noi.
L’opera che il maestro Battigelli qui presenta, si intitola <<
Natura Inerte: ‘’il Macinino del Caffè ..….’’ >> in cui, sin dal
titolo, si apre una volontà tanto evocativa quanto aperta alle
interpretazioni più ampie e soggettive lasciate all’osservatore.
Quelli che possiamo considerare oggetti remoti come i macinino del caffè
sono come imprigionati, o meglio, cristallizzati, in un austero sfondo
dai colori delle terre toscane, tanto da far apparire l’intera
composizione come immersa in un rarefatto ambiente. Un senso di mistero
pare avvolgere e pervadere la scena, che si presenta semplice, raccolta,
con una composizione armoniosa definita da sottili variazioni di
cromie, tale da trasmettere un senso di serena meditazione. Una natura
morta, o meglio ‘’Inerte’’ come la nomina Battigelli, che si rivela
pocontemplativa, caratterizzata dalla potenza della semplicità
attraverso cui emerge la volontà di esprimere la purezza e la bellezza
poetica di quegli oggetti che, solitamente, cadono nell’oblio
dell’indifferenza quotidiana.
Ancora Morandi affermava che ‘’si può dipingere ogni cosa, basta solo
vederla’’ e, oggi, Riccardo Battigelli ci mostra esattamente che ciò
accade e si rivela, stupendamente, una sorpresa.
Dipinti come questo, infatti, paiono incantare l’osservatore ma,
soprattutto, trasportarlo in una intima visione; molti di noi …
conservano in casa o hanno usato un macinacaffè e tale ferma immagine di
Battigelli si traduce in una scena di famiglia, in un ricordo, in un
momento che, grazie alla sua opera, il maestro ci fa rivivere. Una scena
simile la ricordo a casa di mia nonna .. ………>> - << La
Natura Inerte di Riccardo Battigelli si tramuta, per me, in un ricordo
lontano, ma ancora vivo, capace di mettere in scena, nella mia mente,
momenti di vita familiare a cui tanto sono affezionata.
La potenza dell’arte è anche nelle piccole cose e Battigelli sa
estrapolare l’anima dagli oggetti e dalla natura porgendoceli importanti
in maniera mirabile. Bologna
09/015 Dr.ssa Azzurra Immediato
Bologna, Maggio 2016 - Recensione della Dr.ssa Azzurra Immediato –
GALLERIA FARINI CONCEPT- BOLOGNA-
– Recensione sull’Opera ‘’ TRAMONTO SUL MONTE SERRA’’ -anno 2011-
<< Il Sole è già oltre il profilo del Monte Serra, (alle spalle di
Pisa), nascosto dalla sua vetta. Rimangono solo i riflessi degli ultimi
raggi che tingono il cielo di calde e passionali sfumature arancioni e
rosse che sfidano il grigio delle nubi e l’arrivo del buio. Le nuvole
tagliano la composizione e l’orizzonte, mentre ciò che viene rivelato è
la potenza ed immensa gloria della Natura.
Ed è il Tramonto sul Serra, dell’artista Riccardo Battigelli, a destare
queste parole. Purezza delle forme, potenza della cromia, elevazione
dello spirito, l’emozione come fil rouge di tutto: ecco, come in poche
parole potrebbe essere definito l’intero percorso artistico del Maestro
Riccardo Battigelli, che mai si è plasmato su quelle che lui stesso
definiva, negli anni ’50 e ’60 del 900, ^^ momentanee mode, spesso
pericolose all’arte^^ .
Nato a Firenze nel 1933 da una famiglia di artisti e di architetti
friulani, che annoverano tra i tanti loro progetti delle ultime decadi
dell’800, il Museo Egizio del Cairo e la prima Diga di Assuan, è
cresciuto in un ambiente eclettico, colto e determinante per la sua
formazione. Gli studi accademici e gli anni successivi , lo hanno
portato a conoscere e a confrontarsi con i principali esponenti della
critica e della storia dell’arte della seconda metà del Novecento, fra
cui Arcangeli, la Puglioli e altri. Fu allievo di Giorgio Morandi.
Conobbe i seguaci di Fattori e lo spirito dei Macchiaioli, così come si
nota dalle opere del suo ‘’’ Primo Periodo ‘’’.
Studiò e lavorò a Bologna, mentre i suoi lavori trovavano spazio in
esposizioni e collezioni private al di qua e al di là dell’Oceano.
Esperienze Americane, inoltre, quelle vissute sulla propria pelle, negli
anni in cui le sconfinate terre del West lo accolsero, mostrandogli,
ancora, quali meraviglie era stata in grado di concepire e compiere la
Natura.
Dopodiché un lungo periodo di assenza nel mondo dell’arte. Una stasi
sofferta e dolorosa ma dovuta a situazioni più grandi di se. Gli anni
2000 segnano il nuovo corso, quello che può definirsi ‘’’Il Secondo
Periodo ‘’’. A sostenerlo, tuttavia, è rimasta quella ingenuità
pascoliana, assimilabile al pensiero sull’osservazione scevra da
sovrastrutture di cui ha detto anche Picasso, attraverso la quale il
meravigliarsi, lo sbalordirsi dinanzi alla poesia del mondo diventa il
tramite da tradursi in pittura. La Natura in ogni sua forma, gli
animali, l’uomo, così come immagini sacre e ritratti, sono stati
rappresentati dal M° Battigelli, ma è la Natura quella che più di tutte,
alla maniera impressionista e romantica è di scena nei suoi lavori.
Parafrasata attraverso le più differenti tecniche pittoriche, sono,
invero, le emozioni quelle che prendono forma, le sensazioni intime che
si fanno universali agli occhi di chi osserva. Luoghi ameni, bucolici,
lontani o riconoscibili sono il segno di un passato che si insinua nel
presente ma è già latore di un futuro vicino.
Luoghi dell’anima, luoghi emozionali, che vivono di presenze e assenze –
l’elemento umano è spesso sotteso - che pure sono dominate da una
forza pari a quella della Natura, come diversi emblemi del Creato.
L’opera qui presentata, Tramonto sul Monte Serra, che ricorda un dipinto
del pittore Frederik Church, attraverso scelte formali, sapientemente
modulate in giochi di cromie straordinarie di purezza costruttiva dello
spazio pittorico, come si trattasse di un taglio fotografico, lirico e
al contempo essenziale, registra quello che pare un paesaggio
inesplorato toscano, di cui l’epica grandezza e la sublime tensione
emotiva esprimono l’essenza stessa del dipinto.
Poche righe non bastano per raccontare di Battigelli, possa intanto
bastare perdersi in un tramonto come questo per comprendere appieno le
emozioni-guida di questo Maestro Italiano. -
Dr.ssa Azzurra Immediato -
PREMI & RECENSIONI & NOTE : - Nel 2010 – Il premio a Vasteras (Svezia) ‘’ Emozioni e Sensazioni dall’Italia’’,
Nel 2011 – E’ conferito il Premio Città di Stoccolma alla Bellange Ateliè Galerj -
Nel 2013, a Firenze riceve il Premio Lorenzo dé Medici ''Il Magnifico '' –
Comment: Stockholm 11/11/2010 - FROM SVENSKA AKADEMIEN - THE DIRECTOR PROF BALDELLI:
<< Lei, Maestro R. Battigelli, rappresenta con la sua opera in
un intensa semplicità e profondità di composizione il concetto di Tempo
come autentico, ossia in senso heideggeriano un "ora" che non è
divenuta attuale e che lo diverrà in base al suo proprio poter
esserci.>>
<>
Doctor Richard Baldelli - Regissör Maecenas Sverige Academy –Stockholm
PREMI & RECENSIONI & NOTE : - 2012 – BIENNALE
INTERNAZIONALE DI PITTURA-DISEGNO E GRAFICA – TORINO – GALLERIA Arte
Città Amica - Premio Sezione Pittura Nature Morte –
- COMMENTO DEL DR. DONATO CONENNA – NEW LAND:
“ Cronos e le cose davanti a una finestra”, del 2009, è un dipinto che
presenta alcune particolarità tecniche per ottenere un vibrante
risultato “granuloso” e con tonalità come fermo nel Tempo. Al
Battigelli è stato già detto che << …quel tempo è definibile
come autentica verità, dove, un ‘ora’ che non é attuale lo diverrà in
base al suo proprio esistere nel suo futuro.>> La composizione di
quest’opera è apparentemente semplice. Con essa si ripercorre la
tradizione delle nature morte ma qui la perspicacia di Battigelli ci
pone innanzi alla “narrazione” di una storia, di un evento o di un
momento di vita rurale che evochi una memoria e se ne percepisca le
emozioni provocate da quel controluce di oggetti, umili e banali, di
ottima pittura battigelliana, i quali certamente usati nel quotidiano
di una vita modesta già percorsa anche in un lontano passato,
certamente con gioie, dolori e sacrifici propri di una vita agreste.
<< Oggetti di un tempo passato ma che si inseriscono in azioni di
un presente che continuerà o muterà nel domani.>> questo ci dice
il Battigelli. La risposta verrà da ciò che da quei vetri opachi, che
celano il mondo esterno, sarà presagito. Nelle nature morte, dato che
anch’esse, oltre ai paesaggi, al nudo, ai cavalli e alla figura,
rappresentano un importante aspetto della produzione battigelliana,
anche se con riferimenti affettivi morandiani, Il Battigelli ci dice
ancora che: << vi si notano tutte le significazioni che Cronos (il
Tempo), Kairos (un periodo indeterminato di tempo in cui qualcosa
accade) e Ananke (la personificazione del destino) determinano l’essere e
il divenire delle cose che ci circondano e sono le protagoniste e le
memorie del nostro vivere. E’ un passato e un presente che si
proiettano nel futuro per essere i soggetti dei ricordi e delle memorie
familiari e comunque, di eventi vissuti che divengono storia, anche
se i protagonisti sono solo umili e banali oggetti.>> O finire
nel nulla, pur rimanendo avogadrica materia !.
Dr. Donato Conenna
PREMI & RECENSIONI & NOTE : - ^ BRANI TRATTI DALLA
RECENSIONE DELLA DR.SSA AZZURRA IMMEDIATO - Galleria Farini Concept :
– Bologna -
<<….un dipinto ricco di significati e rimandi metaforici … ,
ricorda molto esempi secenteschi di quel filone inteso come ‘’
capolavori al lume di candela….>> <<…. Un luogo che per
certi versi rimanda allo studiolo di San Girolamo, divenuto simbolo
della sapienza nell’arte contro riformata. Ed il legame con la Sapienza è
fornita dal Battigelli mediante il ricorso di oggetti che traducono
metafore << …che simboleggiano il Sapere Classico. …. – sul tomo
si legge, in greco: …. Il frutto del sapere, Beato l’uomo che ha
acquisito la Sapienza . Altri elementi concorrono a dare lustro
semiotico all’opera, come la carta geografica che porta parole del
Vangelo di S. Luca: Ieuntes in universo mundo…. – a predicare- . Altro
tomo porta sul dorso le Sette Virtù Cardinali ….>> <<
Simboli del Sapere sono sparsi qua e là, in primis la fiamma della
candela che si erge da destra, antagonista della scalinata inondata
dall’alto dalla misteriosa luce che avvolge l’enigmatica ombra di quella
figura trasparente di uomo salente >> << Simboli;
enigmatici elementi che si raccordano con un desiderio di catarsi e di
memento … l’enigma delle esperienze di un uomo … che ha tanto esperito e
cerca il proprio riposo, godendo i frutti del proprio lavoro (sapere)
…. al chiarore di una luce che scalda l’animo e non dimentica ciò che è
stato ………..>>
L’opera ha Ispirato questa Poesia alla poetessa Nadia Betti; ‘’Luce d’anima reclusa’’
<< Oh… tremolante fiammella, compagna di infiniti anni / che
scaldi i lunghi giorni / dando luce a questi aridi e consumati
occhi, / stanchi di guardar memorie, / al limbo di flebili ricordi.//Mi
s’apre il cuor scendendo i solidi gradini, / dall’impagabile libertà a
me concessa; / mi par d’intravedere una vita che m’aspetta. // A te
affido il mio sapere, i viaggi solitari e le colpe / mai commesse, ma
pur sempre da scontare / al gelo di queste vecchie mura, come fosse un
lapidario.// Più non s’ode la mia voce, troppe grida han seccato le sue
corde / e nel silenzio solo appar , la nebbia / del mio affannoso
respirar. // Assai grande l’assuefazione di questo spazio / ormai
stantio, da bramarne l’assistenza / in un cantuccio del mio cuore, /
ove è vivo il mio perdono. // Fintanto le mie fragili ossa mi
sosterranno / salirò questa scala verso il cielo/con la speranza nel
domani, / a te poter tornar. >> Nadia Betti
°°°°°
PREMI & RECENSIONI & NOTE : GALLERIA FARINI CONCEPT – BOLOGNA – 2014 -
<<…….. valori che ci sono dati da uno sguardo altro nei suoi
paesaggi e tramonti infuocati che si è rivelato arricchente e teso verso
un infinito non solo pittorico ma, in special modo, spirituale ed
emozionale. - Tuttavia, il lirismo delle piccole cose si fa sentire.
Una poesia delicata, che trova un parallelo ontologico con versi di
Quasimodo e di Pascoli. - Un compendio sul quotidiano in cui è
riposto il sentimento di ciascuno di noi. - L’opera che il maestro
Battigelli qui presenta, si intitola << Natura Inerte: ‘’Una
Lucerna con un Fiasco e una Brocca intorno al Macinino del Caffè ..….’’
>>, un titolo ‘’simbolista’’ con cui compie questo dipinto che si
apre a una volontà tanto evocativa quanto aperta alle interpretazioni
più ampie e soggettive lasciate all’osservatore…..>>
Dr. Azzurra Immediato , critico e storica dell’arte
°°°°°
PREMI & RECENSIONI & NOTE :
- RECENSIONE DR. AZZURRA IMMEDIATO – GALL. FARINI CONCEPT – BOLOGNA –
<< Quando si osservano, si analizzano le opere dell’artista e
maestro toscano Riccardo Battigelli, non si può evitare di far correre
il proprio pensiero alla lezione di Giorgio Morandi, il pittore
bolognese di cui Battigelli fu allievo.
Ritornano echi a far notare come la lezione del bolognese fosse
stata compresa, interiorizzata ma anche, naturalmente, reinterpretata.
Gli anni americani di Battigelli hanno determinato anche un cambio di
prospettive, uno sguardo altro che si è rivelato arricchente e teso
verso un infinito non solo pittorico ma, in special modo, emozionale. -
Tuttavia, il lirismo delle piccole cose si fa sentire. Una poesia
delicata, che trova un parallelo ontologico con versi di Quasimodo e di
Pascoli. - Un compendio sul quotidiano in cui è riposto il sentimento
di ciascuno di noi. - L’opera che il maestro Battigelli qui presenta,
si intitola << Natura Inerte: ‘’il Macinino del Caffè ..….’’
>> in cui, sin dal titolo, si apre una volontà tanto evocativa
quanto aperta alle interpretazioni più ampie e soggettive lasciate
all’osservatore.
Quelli che possiamo considerare oggetti remoti come il macinino del
caffè sono come imprigionati, o meglio, cristallizzati, in un austero
sfondo dai colori delle terre toscane, tanto da far apparire l’intera
composizione come immersa in un rarefatto ambiente. Un senso di mistero
pare avvolgere e pervadere la scena, che si presenta semplice, raccolta,
con una composizione armoniosa definita da sottili variazioni di
cromie, tale da trasmettere un senso di serena meditazione. Una natura
morta, o meglio: ‘’Inerte’’ come la nomina Battigelli, che si rivela
essere contemplativa, caratterizzata dalla potenza della semplicità
attraverso cui emerge la volontà di esprimere la purezza e la bellezza
poetica di quegli oggetti che, solitamente, cadono nell’oblio
dell’indifferenza quotidiana.
Ancora Morandi affermava che ‘’si può dipingere ogni cosa, basta
solo vederla’’ e, oggi, Riccardo Battigelli ci mostra esattamente che
ciò accade e si rivela, stupendamente, una sorpresa.
Dipinti come quelli del Battigelli, infatti, paiono incantare
l’osservatore ma, soprattutto, trasportarlo in una intima visione; molti
di noi … conservano in casa o hanno usato un macinacaffè e tale ferma
immagine di Battigelli si traduce in una scena di famiglia, in un
ricordo, in un momento che, grazie alla sua opera, il maestro ci fa
rivivere.
Una scena simile la ricordo a casa di mia nonna .. ………>> -
<< La Natura Inerte di Riccardo Battigelli si tramuta, per me, in
un ricordo lontano, ma ancora vivo, capace di mettere in scena, nella
mia mente, momenti di vita e memorie familiari a cui tanto sono
affezionata.
La potenza dell’arte è anche nelle piccole cose e Battigelli sa
estrapolare l’anima dagli oggetti e dalla natura in maniera mirabile.
Bologna 09/015 Dr. Azzurra
Immediato
PREMI & RECENSIONI & NOTE :
Esposizioni alla URBIS et ARTIS di Roma
Commenti di Gastone Ranieri Indoni Art Director di URBIS et ARTIS
Pubblicati su ‘’Agenda Artistica 2015’’
<< Gli elementi compositivi e tematici di Riccardo Battigelli
hanno il sapore della dialettica famigliare con rimandi nostalgici e
romantici di radice ancestrale.
L’annosa tenace ricerca che ne ha temprata la personalità artistica lo
ha permeato del suo sentire universale: il ‘’genere’’ dell’autore ha
tradotto con sapienza genuina spaccati di vita di una realtà
melanconica, per via della sua latente timidezza, forse del suo essere
elusivo e schivo dai rumours che non si confanno alla sua sobria
personalità. Questo però non inficia l’impronta garbata, ma insieme
potente, della sua opera; anzi della sua stesura, il confronto e la
tematica, quando si amalgama alla tecnica nitida che gli è propria,
riesce a rendere al meglio la sua cifra e il suo temperamento
descrittivo.
Il dipingere del Maestro Battigelli, che completa sempre con
campiture, quadrature e coreografie eleganti perché concepite con
schietta semplicità, che è mai riduttivo di bravura, è preziosismo
grazie alla mediazione dell’arte. Il suo stile è stato definito un
figurativo moderno, una tradizione in divenire, grazie all’armonia e
all’equilibrio di agire reale e surreale. Un pennello docile e delicato
che attiva l’osservatore coinvolgendolo in una pulsante poetica
passionalità.>>