LA SUA BIOGRAFIA
Vincenzo Di Biase nasce a Termoli (CB) il 10-11-40. Con la famiglia
trascorre l'infanzia e la giovinezza in questa terra molisana. Da
bambino manifesta ben presto una naturalezza e una facilità di
espressione per il disegno ed una certa
sensibilità per il colore.
Da giovane diplomato si trasferisce nella capitale, frequenta
l'università e consegue la Laurea in Matematica presso l'Università di
Roma La Sapienza, nonché l'Abilitazione all'insegnamento della
Matematica e Fisica per le scuole
secondarie superiori, vincendo il relativo concorso.
Dal 1970 al 1975 collabora presso la cattedra di Matematica Finanziaria
ed Attuariale presso l'Università "La Sapienza" di Roma con i professori
Bruno De Finetti e Bruno Rizzi.
E' autore di comunicazioni ed articoli di carattere scientifico e didattico.
Insegna per quasi quarant'anni come professore di ruolo di Matematica e
Fisica presso il liceo scientifico Collegio Nazareno di Roma.
Inizia il suo percorso artistico quasi per divertimento.
Con il passare degli anni questa attività, nata come secondaria, diventa
uno strumento necessario per esprimere il suo immaginario.
Sono ormai ben tre decenni che Vincenzo Di Biase dipinge estrinsecando,
attraverso i colori, stati d'animo interiori trasfusi in quei
particolari segni, che l'artista stesso non intende razionalizzare.
Contrario alla concezione estetica del Croce, in cui regna
l'equazione tra intuizione ed espressione, secondo un meccanismo
rigido per cui a date impressioni corrispondono date impressioni,
l'artista concorda invece con la
seguente affermazione di Pirandello: "non un'arte come oggettivazione
di un'impressione della realtà, ma un'arte che dia un'interpretazione
soggettiva del reale".
L'arte dunque non è semplice conoscenza. Arte e Scienza non sono realtà
contrapposte. Le attività dello spirito non possono essere scisse.
Mentre nella scienza opera una fantasia incosciente e una logica
riflessa, nell'arte si ha una
logica istintiva e una fantasia cosciente.
Perché il vero dell'arte, il vero della fantasia non è il vero comune.
Oggi certo la pittura per Vincenzo Di Biase non è
più solamente un passatempo. Le tele di Vincenzo Di Biase sono state
definite tali da prendere vita e sprizzare emozioni nell'animo di chi
si ferma a guardarle. Suscitano stupore e lasciano quasi senza parole
gli spettatori che finiscono per smarrirsi in quella tempesta di colori
caldi, allegri, giocosi che quasi sembrano ballare tra loro nel vuoto,
perdersi, per poi ricongiungersi in mille sfumature. Un amore quello
di Di Biase per l'arte, che lo trascina, lo rapisce e lo allontana per
portarlo nel mondo della ricerca interiore così da esprimersi e creare
spazi, immagini fatte di luci e ombre, che non sono soltanto segni, ma
messaggi. Il colore prende vita sulla tela.
CURRICULUM
Principali Esposizioni Pubbliche
1999 Scuderie di Palazzo Ruspoli, Roma
1993 Sala Bramante, Roma 1994 Premio Art and Words, Hong-Kong 1994 Festival dei due Mondi, Spoleto 1994 EtruriaArte, Venturina 2004 Sulla strada del tempo. Inter Team Club, Roma 2005 Marriot Hotel Cape D'Ail, Montecarlo
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LA CRITICA
11 colore giusto al posto giusto
"Ogni opera d'arte è figlia del suo tempo e, spesso, è madre dei nostri
sentimenti. Analogamente, ogni periodo culturale esprime una sua arte
che non si ripeterà mai più." Wassily Kandinskij.
Alla stregua di Kandinskij, Vincenzo Di Biase recupera lo stesso rifiuto
consapevole di rappresentare una realtà visibile degli oggetti.
Nelle opere di Vincenzo Di Biase lo spettatore non è posizionato al
centro del quadro ma si trova nel-l'immagine stessa: sono i colori e le
linee che, danzando, escono fuori dalla tela per abbracciare e
coin¬volgere lo spettatore come "la musica di un'orchestra invade
lentamente, senza fretta, lo spazio della pla¬tea".
Sembra che l'anima viva dei colori di Vincenzo Di Biase emetta un
richiamo musicale, quando l'infles¬sibile volontà del pennello strappa
loro una parte di vita.
L'unica differenza è che la musica finisce, quando si smette di suonare,
la pittura no. Perdura nel tempo immutabile, con il suo silenzio
assordante e il silenzio è nelle urla dei colori, nelle linee e nelle
forme di questi quadri.
E questa sua musica, strettamente collegata alla matematica, derivazione
stessa della matematica, viene fuori dai suoi colori, nelle sue
pennellate, rapide, svelte e fugaci quasi come una sintesi numerica. Il
simbolismo geometrico ha un ruolo decisamente fondamentale nella
costruzione e nella realizzazione di un linguaggio non figurativo.
"Un grande triangolo acuto diviso in sezioni disuguali, che si
restringono verso l'alto, rappresenta in modo schematico, ma preciso la
vita spirituale..." così scriveva Wassily Kandinskij. Come fa il pittore
Di Biase a sapere dove appoggiare il suo pennello? Ispirazione,
esperienza, tentativi ed errori. Sta in questo l'arte della matematica:
nel creare queste piccole stupende poesie del pensiero, questi sonetti
di pura ragione. E' una forma d'arte che possiede una meravigliosa
capacità di trasforma¬zione. Non esiste nulla di più poetico e
visionario, nulla di più radicale, sovversivo e psichedelico della
matematica. La matematica è la più pura delle arti e la più fraintesa.
In qualche modo Vincenzo Di Biase è stato in grado di creare qualcosa di
bello e profondo dal nulla, non è in questo che consiste l'arte?
Le opere di Vincenzo Di Biase sono la trascrizione in chiave numerica
del suo inconscio tradotta con il colore, è quest'ultimo a rivelarci la
corrispondenza con la sua anima.
Usa i colori per esprimere le sue parole in quanto quest'ultimi sono
dotati di una maggiore sensibilità e portano ad emozioni più sottili.
Con i colori ci conquista, ci cattura, ci possiede.
E dipingere bene per Klee significava questo: mettere il colore giusto
al posto giusto. Le menti più rifles¬sive e pure sono quelle che amano
il colore sopra ogni cosa.
Attraverso il colore vediamo, sentiamo, percepiamo, tastiamo e assaporiamo con tutti i sensi di Vincenzo Di Biase.
Elisa Susanna